foto di H. Cartier Bresson
Lui è un bambino di seconda elementare che mi arriva alle ascelle; è fisicamente ben messo (per intenderci, vietato il bis di pasta a mensa o il pane a merenda) e per questo molto ricercato dai grandi nei giochi dove è richiesta una certa abilità nell'atterrare l'avversario.
E' sempre sudato e molto molto affettuoso: te lo trovi appiccicato e alla domanda "che c'è?" risponde beato: "voglio le coccole".
Se c'è da andare in gita ti chiede "ti siedi vicino a me sul pullmino?", "mi dai la mano?", "ti ricordi che mi hai detto che mi dai la mano? e tu vai via, perchè mi sono già prenotato io per darle la mano".
E così ti ritrovi mano nella mano con questo torellino, a fiancheggiare le mura di Castelseprio in bel pomeriggio fresco, con tutto il resto della mandria che ti segue.
Finchè senti una voce che dice: "ma la ami?" e tu pensi: "faccio finta di non aver sentito, per non metterlo in imbarazzo...".
E lui, continuando a guardare dritto avanti a sè risponde pacifico: "gli voglio bene ma non la amo".
E intanto che tu pensi che grammatica e sentimenti sono proprio due cose diverse, lui si gira e, guardandoti quasi occhi negli occhi, ti dice: "ti dispiace?".
....
"No tesoro, va bene così".
Chiara
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