giovedì 18 febbraio 2010

Sulla nostalgia del tempo in biblioteca



 
Giuseppe Maria Crespi


Anselm Kiefer


"Da molti anni ormai Terry non rivolgeva un solo pensiero a Salvatore Ortese e al suo mitico film "perduto". Ma quando martedì mattina uscì dalla clinica e prese l'autobus per il campus restò sbalordito dalla velocità con cui i ricordi riaffluivano, dall'acutezza e dall'istantaneità con cui provò ancora una volta i morsi dell'antica fame di un sapere proibito, che lo aggredirono appena entrato in biblioteca. Le porte scorrevoli si spalancarono da sè, con un suono simile a una languida emissione di fiato (nuovo repentino cortocircuito sui suoi giorni da studente), e tempo qualche attimo fu di fronte ai vecchi scaffali ben noti: file su file di volumi dal dorso verde cui si era applicato con tale maniacalità da averli quasi imparati a memoria: "Positif", "Film Comment", "Sight and Sound", i "Cahiers du Cinéma". Qui, ricordò, aveva avuto inizio la ricerca, setacciando uno per uno gli indici annuali di ogni rivista e risalendo a qualsiasi riferimento, anche minimo, a Ortese e ai suoi film. Che enorme passione aveva allora, e quanto era motivato. Nel suo colloquio con il dottor Dudden, Terry lo aveva definito un periodo di depressione: ora capiva che non era così. Certo, dormiva quasi quattordici ore al giorno: ma almeno aveva uno scopo, un traguardo. Quando s'era dispersa tutta quella energia? Quand'è che l'aveva lasciata trascinare via dalla casualità?"
(J. Coe, La casa del sonno)

Chiara

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